Impressioni sparse

Ci sono una serie di piccoli particolari, cose che, per chi vive nel contesto del posto, sono assolutamente banali e prive di significato, ma che, per chi viene da fuori, appaiono strane, a volte sconcertanti. Eccone una piccola lista.

In moto alle Azzorre

Dal momento che moltissima gente lavora nell’allevamento dei bovini, alle Azzorre sono abbastanza diffuse le piccole moto da cross, come le DR 125, spesso vecchissime, che vengono utilizzate per spostarsi rapidamente da un appezzamento di terreno all’altro per andare a badare alle mucche. Allo stesso scopo vengono ultimamente usati anche dei quad, ma, almeno per quel che abbiamo visto noi, le moto sono prevalenti. Bene, fin qui niente di strano. La cosa strana, o comunque singolare, è che quelli che sia postano in moto tendono tutti a proteggersi utilizzando una camicia, un giubbotto, qualcosa di aperto, comunque, che non viene però indossato regolarmente, bensì infilato al contrario. L’indumento che abbiamo visto più comunemente sono state le camicie: se ne prende una e si infilano le maniche lasciando l’allacciatura dietro le spalle, come i camici che indossano i chirurghi. In alternativa, si prende un asciugamani e ce lo si mette davanti, penserà poi l’aria a tenerlo su. A rifletterci, abbiamo pensato che questo sistema ti protegge dei frequenti piovaschi, che, come accennavamo in precedenza, arrivano e se ne vanno improvvisi, senza però coprirti del tutto, in un modo che probabilmente ti farebbe sentire caldo. In ogni caso, è una cosa che non avevamo mai visto da nessuna altra parte.

I pick-up alle Azzorre

Alle Azzorre circolano moltissimi pick-up: si tratta nella stragrande maggioranza di Toyota Hilux, Nissan Porter e Mitsubishi L200. Non si vedono praticamente Land Rover: al limite qualche Pajero. Ora, che questi furgoncini siano così diffusi non stupisce, considerata la quantità di lavoratori agricoli o allevatori. Ciò che è un po’ più particolare è il fatto che la quasi totalità di questi furgoncini non vengano utilizzati come la fabbrica li ha prodotti, ma vengano invece modificati in una maniera ben precisa. Tutta la parte posteriore, il cassone, insomma, viene asportato e sostituito con un altro, fatto di legno e metallo. Il motivo è facilmente intuibile: nella struttura originaria, solo la parte posteriore è ribaltabile, mentre la modifica descritta rende apribili tutte e tre le sponde, non solo posteriormente, quindi, ma anche dal lato. Ciò è naturalmente assai utile, considerato che su quei pick-up vengono trasportati, tipicamente, grossi bidoni di latte, piccole cisterne d’acqua, balle di fieno, piccoli animali ecc. Tutte cose che è più comodo o agevole caricare e scaricare potendo accedere al pianale da tutti i lati. Certo è che la società che si occupa di queste elaborazioni ha trovato veramente un bel business. Diciamo “l’azienda” perché gli interventi ne abbiamo visto sono tutti praticamente uguali, anche nei particolari decorativi, al punto da far ritenere possibile, appunto, che a curasene sia una sola azienda: se non è così, vuol dire che la domanda è assolutamente omogenea e specifica, con una predilezione per quel preciso intervento, effettuato in quello specifico modo, utilizzando delle assi di legno rifinite sempre con lo stesso motivo a tre righe.

ecco il tipico pick-up azzorriano

Pick-up tra i pascoli con cisterna d’acqua

Elaborazioni di auto

A proposito di elaborazioni, un fenomeno che spicca (in particolare a Sao Miguel) è la passione per l’elaborazione delle auto. Ora, sia detto senza offesa, gli azzorriani tendono ad essere un filo tamarri. Non tutti e nemmeno la maggioranza, ma diciamo che si nota una certa tendenza al “sopra le righe”. Questa delle macchine elaborate è, ci pare, un classico della tamarraggine media. Sono quasi sempre piccole auto, Peugeot 206, Fiat 600, Toyota Yaris, che però vengono dotate di sovrabbondanti spoiler, minigonne, pneumatici ribassati, marmitte che sembrano bazooka, il tutto condito di colori sberluccicanti (sempre almeno due), antenne e via dicendo. Naturalmente il motore di questi capolavori emette sempre un rumore che fa pensare a un motocarro in salita mentre lo stereo (anch’esso bello pompato) accompagna lo scorrazzare dei ragazzotti locali al ritmo del classico UNZ UNZ UNZ d’ordinanza.

Il gin tonic

Il famoso Bar Sport

Una delle cose che non potete non assaggiare, se passate per l’isola di Faial, quindi per il porto di Horta, quindi, inevitabilmente, per il Peter’s café, è il suo rinomato gin tonic. Questo si prepara nel seguente modo: prendete un bicchiere, metteteci del ghiaccio, riempite di acqua tonica, poi prendete una bottiglia di Gin e fissatela intensamente, trasferendo metempsichicamente le sue qualità al liquido nel bicchiere. Ed ecco pronto un miracoloso gin tonic per astemi. Elena può garantire al riguardo, essendo appunto sostanzialmente astemia. Una sera ci siamo fermati a chiacchierare da Peter’s con una coppia di Roma conosciuta presso la Casa da Japoneira e rincontrata in centro a Horta. Elena ha voluto unirsi a noi nel rito del gin tonic e io già pregustavo di bermi anche il suo, come sempre succede quando ordina qualche alcolico, che assaggia nella quantità sufficiente a farsene un’idea e poi lascia lì. Senonché, se lo è scolato tutto senza fiatare. Poi ci ha guardato e ha detto: “buono questo gin tonic, leggero!”.

Buono questo gin tonic… leggero!

In effetti, il gin tonic di Peter’s è decisamente il più leggero tra quelli che ho mai assaggiato. Naturalmente, scherzo quando dico che è fatto senza gin, ma non sono certo il solo ad aver notato che di sicuro non si tratta di un cocktail che metta a rischio la tua patente.

Tecnomar Fiumicino al Peter’s Bar Sport, Horta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiese Azzorriane (con relativa toponomastica) e sale da musica

Alle Azzorre, come un po’ in tutti i paesi cattolici, in ogni piccolo paese c’è una chiesetta. Queste chiese si trovano tutte in una piazza che si chiama sempre Praca da Igreja, cui si arriva sempre da una Rua da Igreja, e sono praticamente tutte uguali: una facciata bianca, con i profili e le porte in pietra nera. In effetti, non è che su queste isole i materiali da costruzione abbondino. La differenza la fa, a seconda dell’importanza del centro in cui si trova l’edificio, il numero e la maggiore o minore lavorazione a scalpello dei portali. Alcuni di essi, in effetti, sono pregevoli e comunque il loro effetto, anche nei casi di maggiore elaborazione, è piuttosto sobrio. Lo stesso dicasi degli interni, spesso molto semplici, con pareti bianche adorne solo di vie crucis e pavimenti in legno.

Sulla piazza della chiesa c’è immancabilmente un piccolo gazebo dove si posiziona la banda del paese. Una particolarità di questi paesini è in effetti che, a patto che siano appena più che dei villaggi, ci si trova sempre una società filarmonica, associazione musicale, bandistica e lirica, con relativa, orgogliosa, sede pubblica.

La cattedrale di Horta

 

La chiesa di Feteira

Intrattenimento musicale 

Che quello musicale dal vivo sia (ancora) uno dei principali intrattenimenti lo abbiamo potuto verificare spessissimo. Per esempio, durante la Semana do mar, a Horta, tutte le sere su un palco appositamente allestito, si sono succedute formazioni bandistiche provenienti da diverse città, che hanno presentato, in alcuni casi, repertori abbastanza particolari: quasi da orchestra, più che da banda. Quello che ci ha più colpito è stato un lungo medley di brani di colonne sonore di Ennio Morricone eseguiti con uno strano mix di ingenua stentoreità bandistica e accuratezza esecutiva. Ma anche compositiva, considerato che molti pezzi erano stati arrangiati in modo da essere suonati senza soluzione di continuità.

Il Palco e la Piazza alla Semana do Mar

Il culmine della Semana do mar è stata l’esibizione della orchestra di musica leggera della Municipalidad di Horta. Si tratta di un gruppo di una ventina di elementi che hanno eseguito un repertorio di brani classici del bel canto americano (Sinatra ecc), brani dello stesso genere ma di autori Portoghesi e, infine, alcuni curiosi adattamenti, come una versione orchestrata di The final countdown degli Europe! Beh, i crooner, in portoghese o in lingua originale, possono piacere o meno, si può discutere se abbia senso riarrangiare per sezione fiati un pezzo di soft metal anni Ottanta, però una cosa va detta: sapevano tutti suonare molto bene singolarmente e sapevano suonare come band, cosa non sempre coincidente! Considerato che parliamo dell’orchestra comunale di una cittadina di seimila anime, non è un risultato da poco.

Nella logica per cui l’intrattenimento musicale è molto considerato, riportiamo anche il fatto che a Ponta Delgada, in Sao Miguel, praticamente tutte le sere, in una zona o l’altra della città, si esibivano gruppi di vario tipo. Noi abbiamo assistito, assieme e a una cinquantina di altri facinorosi, all’esibizione di cinque ragazzi (presumibilmente della zona, visto che diversi dei presenti sembravano conoscerli) che per due ore hanno presentato un dignitosissimo tributo ai Pearl Jam, con incursioni su pezzi anche non molto conosciuti, tipo Rats, tutti eseguiti in maniera assolutamente filologica. L’equalizzazione non era del tutto all’altezza, sicché il batterista e il bassista, pur bravi, spiccavano troppo rispetto alle chitarre e alla voce, ma la serata è stata riuscita e divertente tanto che, quando a mezzanotte in punto hanno dovuto staccare, c’era ancora parecchia gente che chiedeva dei bis.

Ortodonzia azzorriana

Si tratta certamente di un problema di alimentazione, anche se non sappiamo quale. O forse  qui non è stato introdotto il metodo di dare il fluoro ai bambini a scuola. O ancora, semplicemente, il sistema sanitario lascia un po’ a desiderare. Resta il fatto che alle Azzorre, come a Capo Verde, abbiamo notato una quantità inusuale di persone (specie nelle classi meno agiate) con i denti devastati. E ci è parso altrettanto significativo il fatto che, tra le poche insegne di studi professionali che abbiamo visto, spiccassero, per numero e visibilità, proprio quelli di centri di cura dentale.

 Pubblicità azzorriana

Alle Azzorre non si vedono, praticamente, cartelloni pubblicitari. Gli unici che abbiamo notato ci sono sembrati però abbastanza significativi. Quelli più numerosi ed evidenti appartengono ai due partiti politici locali (probabilmente erano prossime le elezioni). Gli altri invece sono di due società che producono carne da fare alla brace. Ed entrambe le società hanno naturalmente scelto di piazzare sul cartellone, non l’immagine di costolette o braciole, bensì quella di due tipe abbastanza procaci (una un po’ di più, una un po’ di meno): in sostanza, due belle bisteccone!

Oltre a questo, niente: nessun sei per tre, nessun poster, nessuna pubblicità attaccata ai lampioni, nessun manifesto sui muri. Una sensazione di pulizia meravigliosa.

 Azorrean Graffiti

Alle Azzorre non ci sono graffiti, se non, pochissimi, a Ponta Delgada… e quelli, peraltro, sono pure abbastanza belli. Soprattutto, non ci sono le orrende tag che devastano i muri delle nostre città. Evidentemente qui non si è ancora affermata l’idea bislacca secondo la quale il fatto di poterti comprare una bomboletta spray ti rende automaticamente un nuovo Keith Earing. Sarebbe bello se i nostri imbrattamuri si rendessero conto che non è così. Un conto sono i graffiti veri e propri, nella maggior parte dei casi sono brutti anche quelli, ma almeno dietro c’è un qualche tipo di elaborazione, di idea. Le tag, invece, non sono una manifestazione artistica, magari discutibile, sono solo inutili brutture.

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