Il rito

Di solito nelle celebrazioni per i matrimoni si tende a leggere brani che in qualche modo trattino del matrimonio o della vita di coppia o che comunque facciano riferimento alle nozze, reali o metaforiche che siano. Un esempio tipico è il vangelo che racconta il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana di Galilea. Episodio che, peraltro, segna addirittura l’inizio della predicazione di Gesù e costituisce il primo miracolo. Questo episodio, riferito alla vita di coppia, è stato variamente interpretato e ne sono state date molte letture metaforiche, la più nota delle quali vede il banchetto di nozze come un simbolo dell’intera vita di una coppia e il rischio – sempre presente – di “restare senza vino”. Con la conseguente necessità (ma anche la speranza/possibilità) di trovare, attraverso l’intervento di Gesù Cristo, un vino nuovo, abbondante e addirittura migliore di quello iniziale. Dopo aver considerato tutti questi brani, e pur consapevoli del loro valore, noi abbiamo deciso di sceglierne altri. Brani che rappresentassero qualcosa di significativo per noi, nel giorno del nostro matrimonio… brani che, per così dire, in qualche modo ci “rappresentassero”. Per questo motivo, come la prima lettura, abbiamo voluto il Siracide

Prima Lettura dal Libro del Siracide (Siracide 5, 9-15; 6,1; 6,18-19)

Non ventilare il grano a qualsiasi vento
e non camminare su qualsiasi sentiero.
Sii costante nel tuo sentimento,
e unica sia la tua parola.
Sii pronto nell’ascoltare,
lento nel proferire una risposta.
Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo;
altrimenti mettiti la mano sulla bocca.
Nel parlare ci può essere onore o disonore;
la lingua dell’uomo è la sua rovina.
Non meritare il titolo di calunniatore
e non tendere insidie con la lingua,
poiché la vergogna è per il ladro
e una condanna severa per l’uomo falso.
Non far male né molto né poco,
e da amico non divenire nemico,
perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo;
così accade al peccatore, falso nelle sue parole.
Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina,
conseguirai la sapienza fino alla canizie.
Accòstati ad essa come chi ara e chi semina
e attendi i suoi ottimi frutti;
poiché faticherai un po’ per coltivarla,
ma presto mangerai dei suoi prodotti.

Seconda lettura

La seconda lettura è tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Corinti. (1 Corinti 13). Ancora una volta, esistono dei noti brani di San Paolo dedicati al matrimonio, (e al celibato) o al rapporto tra mariti e mogli. Ma in questo caso, come più avanti in quello del Vangelo, noi abbiamo preferito che venisse letto quello che riteniamo uno dei brani più significativi e importanti per noi tra quelli dell’Apostolo di Tarso.

Seconda lettura:  dalla Prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti (1 Corinti 13, 1-13) Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

Vangelo

Il vangelo di Luca è, in realtà, il primo passo che abbiamo individuato. Quello di cui subito abbiamo sentito che aveva un senso per noi e per il nostro stare assieme. Si tratta di un brano famosissimo.

Vangelo:  dal Vangelo secondo Luca (Luca 6, 36-45)

Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.

Questo Vangelo non è riferito specificamente agli sposi, ma quanto senso ha – almeno secondo noi – per dei coniugi! Perdonare ed essere perdonati, dare e ricevere, non condannare e non essere condannati, non giudicare e non essere giudicati. La vita di una coppia, per come l’abbiamo sperimentata noi, è come il mare, attraversato da forze potenti e nascoste anche quando è apparentemente calmo. E la forza più oscura che sempre è in agguato in un matrimonio è quello di dimenticarsi che si è in due, anche se si costituisce una unità. L’altro non è te. L’altro merita sempre, costantemente, attenzione e rispetto, esattamente come te. Per poter essere due, noi crediamo si debba prima di tutto sapere chi si è. Guarda la trave nel tuo occhio, prima di cercare la pagliuzza nell’occhio di tua moglie o di tuo marito. E, comunque sia, anche quando dovessi mai essere utile a toglierla, quella pagliuzza, non dimenticarti mai che questo e solo questo sei stato: utile. Non illuderti di essere una guida. Non illuderti di essere un maestro. O di essere da più (o, se è per questo, da meno) dell’altro o dell’altra. E tutto questo ha altrettanto senso per una coppia nei confronti degli altri. Una coppia molto unita, disse una volta un anziano signore di nome Gabriele, oggi scomparso, rischia sempre di diventare un egoismo a due. Ecco, noi siamo oggi molto uniti, pur nelle nostre differenze, e questo rischio lo vediamo sempre dietro l’angolo. Allora, quello che vale tra noi, vale anche tra noi e gli altri… e ci piace ripeterlo: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio.”

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