Azzorre

Per IL NOSTRO VIAGGIO alle isole Azzorre, pur avendo a disposizione le canoniche tre settimane, abbiamo scelto, come d’abitudine, di non fare un tour tra le isole, ma di passare dieci giorni sull’isola di Faial e dieci a Sao Miguel. Quello che ci piace, nei nostri viaggi, è immergerci, per quanto possibile, nell’atmosfera dei luoghi. Passare da un’isola all’altra ogni tre giorni ci avrebbe consentito certamente di avere un colpo d’occhio generale sull’arcipelago, ma, allo stesso tempo, ci avrebbe ripostato alla solita vita frenetica e scandita di impegni che già viviamo tutto l’anno. Per noi la vacanza, è, etimologicamente, un vuoto, una vacazio. E siccome non abbiamo niente da cui vogliamo separarci veramente, tranne appunto la folla e la scansione forsennata degli impegni, abbiamo prima di tutto scelto le Azzorre (un posto meravigliosamente deserto) e quindi di far base in due isole ed esplorarcele per bene. Il che poi vuol dire due cose. Da un lato, potersi permettere di infilarsi in una stradina, che magari non porta da nessuna parte, senza angosce di tempi da rispettare, potendo magari avere, invece, (non sempre, ma spesso, perché col tempo, sulle stradine, cominci ad avere anche un po’ di naso), la soddisfazione e la sorpresa di ritrovarti, che ne so, sul cratere di un vulcano di cui nemmeno la guida faceva menzione. Dall’altro lato, vuol dire potersi permettere di tornare negli stessi posti più di una volta, semplicemente per vedere com’è la discesa al mare di Porto da Eire (a Faial) con un tempo decisamente diverso (tempestoso e teso) da quello estivo e rilassato che ci aveva accolto la prima volta…

Bisogna stare bene attenti quando il mare picchia a Ponta da Eira

Sembra impossibile che sia lo stesso posto…

O di vedere la Caldeira (ancora Faial) piena di nubi, come una caraffona rigurgitante di schiuma bianca, mentre tutt’intorno il cielo brillava azzurro fino a Pico, a Sao George e, in lontananza, a La Graciosa.

Sullo sfondo si intravvede il Pico dell’omonima Isola

E invece, quando ci eravamo saliti il giorno prima, a piedi dopo aver lasciato la macchina al parcheggio del punto di ristoro di Cabuco, avevamo fatto il giro del cratere solo per metà, perché l’altra metà, quella che dà verso Horta, era completamente immersa nelle nuvole e non si sarebbe visto niente.

Sole sulla forestale da Cabuco alla Caldeira

Ma in cima, nebbia

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