Quando ci siamo sposati, abbiamo tra le prime cose dovuto decidere il viaggio di nozze. L’anno prima avevamo pianificato un lungo giro nei parchi californiani che poi era saltato per una serie di ragioni. Quasi automaticamente, ci è allora venuto in mente di scegliere proprio la California, o comunque gli Stati Uniti, come meta per il viaggio di nozze. In fondo, è un classico, e non è forse ben noto che i classici hanno sempre qualcosa da dire? Per di più il lavoro preparatorio era praticamente già fatto, un bel vantaggio per due che a febbraio decidono di sposarsi a luglio (“Pronto, come dice? …se c’è posto a luglio per una cena di nozze? Ma a luglio dell’anno prossimo, intende?”).
Però… però c’era qualcosa che non girava. Parlavamo di questo viaggio di nozze come se fosse un finesettimana in Liguria. Era interessante, certo. Ma non c’era fascino. E non sapevamo nemmeno bene perché.
Ci siamo trovati a parlarne e riparlarne e, dopo qualche giorno, è scattata l’idea: ma perché non ce ne andiamo in Africa?
L’Africa già la conoscevamo un po’ entrambi. C’eravamo stati sia insieme che da soli, prima di incontrarci. Ma c’erano tanti posti riguardo ai quali scattava per entrambi la frase chiave “ho sempre desiderato andare in…” Malawi, Mali, Tanzania, Zimbabwe ecc ecc. E lì abbiamo capito. Entrambi siamo sempre stati ( e tuttora siamo) molto curiosi di vedere i parchi californiani. Ma non sono posti che descrivi dicendo che hai sempre desiderato andarci. L’africa sì.
Ed ecco allora che nel giro di poche settimane, grazie a un piccolo Tour Operator specializzato (Mal d’Africa), avevamo pianificato e organizzato un giro di 30 giorni in Namibia, Botswana, Zimbabwe e Tanzania.
Si è rivelato un tour meraviglioso. L’effetto più chiaro della sintonia che avevamo trovato rispetto a quei luoghi è che mentre eravamo ancora lì, avevamo già cominciato a riflettere su come e quando tornarci.
Al ritorno da quel viaggio, però, col nostro carico di ricordi e riflessioni, di spunti e di meraviglia… nonché con le quasi 2000 foto stipate nell’iPad (e considerate che ogni sera esaminavamo i rullini ed eliminavamo subito quelle sbagliate o chiaramente inutili o insignificanti)… al ritorno, dicevamo, la nostra quotidianità si è imposta su di noi molto pesantemente. Alessio ha cambiato lavoro nel giro di pochissimi mesi, poi si è sostanzialmente trasferito a Roma, dove Elena è fortunatamente riuscita a raggiungerlo entro l’inizio di aprile del 2012 (un altro viaggio di cui forse metterebbe conto raccontare). A ciò aggiungete qualche complicazione in termini di salute. Insomma, fino ad oggi, pur avendo guardato e riguardato quelle foto, non siamo mai riusciti a scrivere le nostre impressioni.
Da poco abbiamo cominciato a farlo, però, in maniera spontanea e disimpegnata. Ci aspettiamo quindi che nel giro di poco (o molto) tempo, ciò che della nostra avventura ci ha colpito finisca qui sopra.
Ma non è escluso che, come il viaggio alle Azzorre di questa estate ha, curiosamente, sopravanzato tutti gli altri, qualche altro nostro cammino si intrecci e si sovrapponga, nella testimonianza, al viaggio di nozze.
Non ce ne preoccupiamo. In ogni caso, questi colori sono, comunque, già un pezzo di noi